Gesualdo

Chiesa di S. Nicola


Discendendo gradatamente verso piazza Umberto I, ci s’imbatte nell’imponente chiesa di San Nicola, dall’originario impianto medievale. Gli statuti riconducono al contenuto di due lapidi, una del 1333 riporta che “l’arciprete Mastronicola” ha aggiunto alla chiesa la tribuna e il coro, l’altra, posta davanti alla porta principale, comunica “l’avvenuta riparazione della chiesa con soldi messi a disposizione da Luigi Gesualdo”, conte di Conza (nonno di Carlo).
Eretta al di sotto del castello, incastonata nel borgo antico, la chiesa è intitolata a San Nicola di Bari, patrono della città.
La facciata è arricchita da un grandioso portale in pietra da taglio scolpito da Giuseppe Landi da Calvanico nel 1760 su commissione di Fabrizio III Gesualdo; Landi è autore anche del bellissimo fonte battesimale che si trova all’interno della chiesa. Si ipotizza che i tre dipinti più importanti qui custoditi siano committenza di Carlo Gesualdo: nel 1602 fu dipinta la tavola dell’Ultima Cena, autore Giovanni Andrea Taurella; risalgono invece al XVI sec. la tavola intitolata “Trinità e Santi” e la tela intitolata “la Madonna della Neve”.

Cappellone

Nella Piazza Umberto I, in cui si ammira la splendida fontana a pianta circolare del 1688, si trova la Cappella del SS. Corpo di Cristo o Chiesa del SS. Sacramento, conosciuta come Cappellone. Discordanti sono le tesi circa la sua edificazione. Mentre alcune fonti la riconducono addirittura alla fine del ‘500, gli statuti che regolavano l’ordinamento della cappella ne fanno risalire la costruzione alla fine del secolo successivo, per iniziativa di Nicolò Ludovisi e della sua discendenza.
L’edificio ha una caratteristica strutturale singolare: la parte inferiore è a base quadrata, quella centrale è cilindrica; la parte alta, prima orbicolare, ora è sferica.
Nel complesso si tratta di una struttura grandiosa e imponente, la cui forma ricorda quella di un tabernacolo. Fino allo scorso secolo, in questa cappella, ogni terza domenica del mese i canonici di San Nicola celebravano una messa cantata.

Chiesa di S. Maria della Pietà


Su via Roma ci s’imbatte nella Chiesa di Santa Maria della Pietà che, incastonata tra i caseggiati, sorprende per le bellezze artistiche. Essa edificata da Nicolò Ludovisi nel 1642 in memoria dalla seconda moglie Polissena Mendoza prese il nome di Sant’Antonino quando la Parrocchia fu ivi trasferita a causa delle condizioni fatiscenti dell’antica chiesa di Via Colonne. Il pavimento è di marmo cotognino a tre colori.
I suoi cinque altari, di cui ben quattro del XVII sec., sono di marmo policromo e di alabastro gesualdino. Di notevole valore artistico sono il fonte battesimale anch’esso in alabastro, le due pile d’acqua benedetta sostenute l’una da due aquile bicipiti e l’altra da due draghi. Il coro di finissimo legno intarsiato è d’epoca settecentesca. La chiesa custodiva importanti dipinti dei secoli XVI – XVIII, alcuni dei quali di committenza gesualdiana.
Esposti attualmente presso il museo diocesano di Nusco, essi sono considerati fra le testimonianze più significative dell’arte sacra in Irpinia.

Chiesa di Maria SS. Addolorata


A pochi passi dalla chiesa di Sant’Antonino, affacciata su un belvedere a perdita d’occhio, sospesa su terrazzamenti di pietra, si presenta la chiesa dell’Addolorata. Questa fu fondata nel 1616 dalla principessa Isabella Gesualdo, nipote di Carlo, con il nome di S. Antonio da Vienna, come si può leggere su una delle lapidi apposte al campanile. La chiesa era sotto la giurisdizione dell’Ordine Militare Costantiniano, istituito per aiutare gli ammalati di peste. Nel secolo XVIII divenne sede della Confraternita della SS. Addolorata. Sorta come una piccola cappella, la chiesa fu in seguito ampliata grazie all’aiuto dei fedeli e dei confratelli fino a raddoppiare le sue originarie dimensioni.
L’interno fu arricchito con preziosi stucchi e affreschi. Delle varie opere qui conservate meritano particolare attenzione: la statua di S. Michele ascrivibile a Francesco Pisano (XVIII sec.), la tela delle Anime del Purgatorio (1743), la tela della Madonna di Costantinopoli (XVI sec.), l’Annunciazione (XVII sec.), l’organo a canne (XVIII sec.) e il ciclo di pitture dell’artista contemporanea francese Kathy Toma che decorano l’abside (2002).

Chiesa di S. Maria delle Grazie


In fondo alla Via Cappuccini, una volta Viale delle Rimembranze, incontriamo la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con annesso Convento dei padri Cappuccini. Questo luogo è pieno di storia, di significati e di misteri. Sull’altare maggiore della chiesa si
trova il celebre dipinto “Il perdono di Carlo Gesualdo” (cm 481 x 310) di Giovanni Balducci, chiave di lettura dei temi della musica del Principe trasposti per immagini. Alcune ipotesi inducono a ritenere che sotto il pavimento della cappella della Madonna delle Grazie si celino le spoglie di Carlo Gesualdo e di suo figlio Emanuele; dal momento che non sono stati trovati documenti che certifichino la loro traslazione nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, dove è presente la lapide funeraria. Fu lo stesso Carlo Gesualdo a volere la costruzione della chiesa e del convento nel 1592.

Chiesa del SS. Rosario (Convento dei Domenicani)


Ritornando verso il borgo antico e procedendo verso piazza Neviera, ai piedi del castello si trova la chiesa del SS Rosario.
Questa, con l’annesso convento domenicano, fu fondata nel 1578 con una somma offerta dal popolo e dalle autorità comunali, che si aggiunse al lascito testamentario di Carlo Gesualdo, il quale destinò alla costruzione dell’edificio di culto una somma di diecimila ducati. Il complesso architettonico fu terminato da Nicolò I Ludovisi nella prima metà del XVII sec. Sulla porta d’ingresso lo stemma gentilizio raffigura le armi della famiglia Gesualdo unite per metà a quelle della famiglia Ludovisi. La chiesa, che è a tre
navate, possedeva un coro con altare riservato ai soli sacerdoti infermi. Ancora oggi essa racchiude in sé nove splendidi altari in
marmo policromo. L’altare maggiore, preceduto da una bella balaustra, è dedicato alla beatissima Vergine del Rosario.
Storicamente sede di preziose reliquie, la chiesa conserva tele di grande valore artistico Tra queste, la Madonna di Costantinopoli (del Maestro di Gesualdo, sec. XVI) e la Madonna del Rosario con Eterno Padre (sec. XVI-XVII).

Convento dei Celestini


Dell’antico convento dei Celestini oggi resta ben poco. Della sua edificazione, risalente probabilmente al tredicesimo secolo, rimane solo il campanile dalla forma sobria e lineare. La prima chiesa crollò nel 1754, ne fu eretta un’altra. Gli elementi di pregio nel 1809
furono comprati dal comune di Bisaccia (G. Catone, «Memorie gesualdine», pag. 223).
Il complesso architettonico dei Celestini oggi è sede del Municipio.

Fontana dei Putti


La Città è caratterizzata da tante fontane che arricchiscono il suo patrimonio artistico. Nel progetto urbanistico rinascimentale intrapreso da Carlo Gesualdo e poi abilmente completato da Nicolò Ludovisi, suo successore, i rioni e le zone rurali furono dotati di fontane per l’approvvigionamento delle acque potabili e per tutti gli altri servizi. Di fronte al comune si trova la bella Fontana dei Putti del 1605, ornata dallo stemma di Gesualdo, retto da due piccoli angeli. Una volta la fontana era situata nei pressi dell’attuale piazzetta Cillo Palermo, dove si trovava l’antica Porta del Pozzo. Fu poi spostata nel 1815. La Piazza Umberto I, costruita all’inizio del XVII secolo, meravigliosa nella prospettiva che si scorge dalle scale di via Municipio, si presenta come una grande terrazza esposta a sud con al centro una fontana fatta erigere nel 1688 dal sindaco
Marcello Carrabso. Essa, a vasche circolari concentriche, è realizzata interamente in alabastro cipollino dall’inconfondibile colore giallastro (conosciuto anche come onice di Gesualdo, estratto dalle cave locali).

 

Chiesa Madonna degli afflitti

In Via San Sebastiano, in fondo a Piazza Canale, si trova la Chiesa della Madonna degli Afflitti. Essa fu fatta edificare dal Principe Carlo Gesualdo nel 1612, con il nome originario di San Sebastiano. Contiene dipinti di notevole valore tra cui “La Deposizione di Cristo”, attribuita a Guarini da Solofra (XVII sec.). Altri due importanti capolavori d’arte sono la Madonna in trono con Santi del 1505 e la scultura in legno policromo di Sant’Onofrio (XVIII sec.).